“Giacomo Casanova e le sue folli notti romane…“, Antico Caffè Greco di Roma
Giacomo Casanova, che produsse, nel bene e nel male, tutti i frutti della modernità.
Una delle prime e più estese testimonianze che alludono, con quasi assoluta certezza, al Caffè Greco di Roma è quella che Giacomo Casanova riporta nella sua sapida e brillante “Histoire de ma Vie“, autentica summa dello spirito libertino e spregiudicato del Settecento.
Il giovane veneziano, giunto nella Capitale nel giugno del 1744 con l’incarico di segretario del potentissimo cardinale Francisco Troyano Acquaviva d’Aragona, rappresentante del Regno di Spagna presso la Santa Sede, narra il suo primo ingresso nel “Caffè di Via Condotta a Roma”:
“Finitala lezione di francese, andai un po’ a passeggio e mentre attraversavo la strada Condotta mi sentii chiamare da un Caffè (Antico Caffè Greco a Roma). Era l’abate Gama. Gli sussurrai nell’orecchio che “Minerva” (nome in codice dell’agostiniano Padre Agostino Giorgi, consigliere di Casanova) mi aveva proibito i Caffè di Roma. “Minerva” mi rispose “le ordina di farsene un’idea. Si sieda accanto a a me”.
Udii un giovane abate che raccontava ad alta voce un episodio, vero o inventato, che attaccava direttamente la giustizia del Santo Padre, ma senza astio. Tutti risero e gli fecero eco. Un altro, a cui avevano chiesto perché avesse abbandonato la casa del cardinal B. rispose che se ne era andato perché Sua Eminenza pretendeva di non essere obbligata a pagargli a parte certi servizi straordinari che esigeva in berretto da notte. Tutti, naturalmente, scoppiarono a ridere. Un altro venne a dire all’abate Gama che se voleva trascorrere il pomeriggio a Villa Medici a Roma , gli avrebbe trovato la compagnia di due “romanelle” che si accontentavano di un quartino, una moneta d’oro pari a un quarto di zecchino.
Un altro abate lesse un sonetto incendiario contro il governo, e parecchi vollero copiarlo. Un altro ancora lesse una satira che faceva a pezzi l’onore di una famiglia. In quel momento vidi entrare un abate piuttosto attraente; a giudicare dai fianchi e dalle cosce mi parve una ragazza travestita e lo dissi all’abate Gama, ma questi mi rispose che era Beppino della Mammana, un famoso castrato. L’abate, infatti, lo chiamò e gli disse ridendo che lo avevo scambiato per una ragazza. Quello sfrontato mi guardò fissamente e rispose che se volevo andare a passare la notte in sua compagnia mi avrebbe dimostrato se avevo torto o avevo ragione, a mio piacere…”.
Storie nell’Antico Caffè Greco di Roma, tratte da “Histoire de ma Vie” di Giacomo Casanova.