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IL MITICO OMNIBUS E IL “CENACOLO” DEGLI ARTISTI DEL DOPOGUERRA
L’Omnibus è la sala più importante del Caffè Greco non solo per le opere esposte, ma perché era la sala preferita per i vari “cenacoli” susseguitisi nei decenni. Alle pareti, insieme alle tele, troviamo medaglioni, stucchi e ritratti che raffigurano i tantissimi artisti che hanno sostato al caffè, ubicato a Roma, in oltre due secoli e mezzo. Dall’introduzione della fotografia è nell’Omnibus che sono stati realizzati gli scatti più importanti e affascinanti, che ci fanno ripercorrere la storia dei vari gruppi che si davano appuntamento al Greco di Roma. Una delle immagini più significative è quella che ritrae un folto gruppo di intellettuali nell’immediato dopoguerra.
Lo scatto di gruppo del 1948, all’interno dell’Antico Caffè Greco, intitolato “parnaso contemporaneo nell’Omnibus”, vede (da sinistra): Aldo Palazzeschi, Goffredo Petrassi, Mirko Basaldella, Carlo Levi, Pericle Fazzini (in piedi), Afro Basaldella, Renzo Vespignani, Orfeo Tamburi (primo piano), Libero de Libero, Sandro Penna (in piedi), Lea Padovani, Orson Welles, Mario Mafai, Ennio Flaiano, Vitaliano Brancati. Una summa del fervore artistico dell’Italia che voleva riprendersi e ripartire dopo i drammi della guerra.
I MEDAGLIONI DELL’OMNIBUS, LA MITICA SALA DELL’ANTICO CAFFÈ GRECO DI ROMA
Nei loro viaggi alla scoperta dell’Italia, i grandi poeti inglesi come Byron, Keats e Shelley (quest’ultimo visse a lungo e morì tragicamente in Italia) sorseggiavano il miglior caffè di Roma e narravano le magnificenze della città eterna.
Stendhal elogiava la bontà del caffè: come miglior caffè che si potesse trovare a Roma, nelle sue corrispondenze dalla città papale che era una tappa fisse delle sue “promenade” romane. Johann Goethe amava dividersi fra il Caffè Greco di via Condotti e il marsala che si degustava al porto di Ripetta, lì nei pressi. Nel 1830 Stendhal condivideva con Felix Mendelssohn il malumore per l’eccesso di fumo e di chiasso in quel locale nel cuore di Roma.
Numerose pagine de “Le anime morte” furono scritte da Nikolaj Vasiljevitch Gogol ai tavoli dell’Antico Caffè Greco, durante il suo lungo soggiorno romano iniziato nel 1837. Una targa all’ingresso della sala Gubinelli ricorda la celebrazione, nel 2009, del bicentenario dell’artista russo.
Molti dei frequentatori illustri del caffè di Roma, il “Caffè Greco” sono stati immortalati nei “medaglioni” sopra la lunga serie di paesaggi campestri, nella parte alta delle pareti della sala Omnibus, quella da sempre preferita da artisti e intellettuali per i loro cenacoli.